Il casco viene utilizzato nella forma che conosciamo dai primi anni ’60 del secolo scorso. Le varie normative che si sono susseguite negli per disciplinarne l’uso, l’hanno reso un vero compagno di viaggio e ora è anche un articolo glamour.
Non è solamente un accessorio per la moto utilissimo è anche obbligatorio per la circolazione su strada, il casco può davvero salvarci la vita e sappiamo che le strade in città sono piene di auto e le collisioni non sono impossibili
Sommario
Le Tipologie di casco
Negli anni ’80 furono immessi in commercio due tipi di casco, quello “integrale” e il modello “jet”. L’attenzione crescente alla sicurezza delle nuove normative e la una “domanda” che chiede un prodotto che strizzi l’occhio anche alle componenti estetiche, ha fatto arrivare sulla scena altre varianti e modelli.
Ecco tutte le tipologie in commercio:
Ecco tutte le tipologie in commercio:
Il casco integrale
E’ il casco più completo, l’accessorio per la massima protezione della testa
Protegge interamente la testa di chi lo indossa, è omologato sia per la strada che per la pista.
Ritenuto a ragione come il più protettivo e rispettoso della incolumità del motociclista. Sull’etichetta ha la lettera P.
Protegge interamente la testa di chi lo indossa, è omologato sia per la strada che per la pista.
Ritenuto a ragione come il più protettivo e rispettoso della incolumità del motociclista. Sull’etichetta ha la lettera P.
Poi ci sono due modelli di caschi estivi, adatti ai circuiti cittadini e a bassa velocità o per dare gli scooter.
Il Casco Jet
Questo casco è più attento alla parte estetica, è aperto e non protegge la macella con un elemento rigido ma ha solo una fascia che cinge il mento. Sull’etichetta porta la lettera J.
Il casco semi Jet
Il casco semi jet è ancora più aperto del precedente, non protegge la nuca e ne la mascella e il mento, sicuramente è più comodo dei caschi integrali, ma la protezione dimunuisce drasticamente sulla parte anteriore del viso in caso di collisione
Negli ultimi anni è stato prodotto un casco ibrido che unisce le caratteristiche dei due caschi:
Il casco “modulare o apribile”
Sono di fatto dei caschi integrali che hanno un meccanismo che consente di sollevare la mentoniera e la parte frontale trasformandoli in una sorta di casco “Jet”. Sulla linguetta di omologazione hanno le lettere P e J che ne consentono il doppio uso: “integrale” e “estivo”. Sono caschi molto pesanti.
Sono di fatto dei caschi integrali che hanno un meccanismo che consente di sollevare la mentoniera e la parte frontale trasformandoli in una sorta di casco “Jet”. Sulla linguetta di omologazione hanno le lettere P e J che ne consentono il doppio uso: “integrale” e “estivo”. Sono caschi molto pesanti.
Esiste in commercio un casco sportivo per il fuori strada o il cross country:
Casco da Cross
Sono caschi senza visiera, in sostituzione si usano degli occhialini appositi e sono progettati per un uso da fuoristrada, molto spesso sono utilizzati da professionisti, e poi spesso su piste dedicate a questo sport
L’ultima frontiera è rappresentato dal casco polivalente:
Il Casco crossrover
Sono caschi che si possono utilizzare in ogni situazione: fuori strada, strada e per il tempo libero.
La certificazione dei caschi moto
Per verificare se un casco è omologato bisogna leggere sempre l’etichetta. L’etichetta deve presentare il marchio E che testimonia che è stato realizzato sotto l’egida dei disciplinari di produzione europea (alcuni caschi contraffatti presentano un simbolo simile: € che certifica che è stato realizzato invece in Cina).
Un casco realizzato in Italia deve avere sull’etichetta la dicitura E 3: vale a dire omologato in Italia, dove il numero 3 indica il territorio italiano.
Attualmente la normativa europea è davvero rigida (nei prossimi mesi entra in vigore il nuovo disciplinare ECE 22.06) che vuole però uniformare le normative degli stadi membri con un principio di sussidiarietà in maniera tale di avere dei caschi con le medesime caratteristiche di qualità e sicurezza indipendente dal paese dove sono prodotti. Ecco come si deve leggere il numero della omologazione: i primi due numeri della stringa seriale presente sopra l’etichetta del casco indicano se è omologato o no.
La comparsa delle cifre “05”, indica che il casco è omologato.
Il casco può salvarti la vita in caso d’impatto
L’uso del casco ha incontrato alcune opposizioni per futili motivi, spesso davvero surreali visto che è in gioco la salvaguardia di vite umane. Alcuni non usano il casco adducendo giustificazioni “legate al caldo estivo”, “ai capelli che si spettinano”, o “perché li faccia cadere”.
L’uso non è solo obbligatorio per convenzione e per una legge, è necessario per la incolumità di chiunque usi una moto o una bici. Il casco salva la vita, soprattutto quelli integrali e protettivi.
Sono tantissime le testimonianze di motociclisti che sono stati vittima d’incidenti stradali per le pessime condizioni della strada, molto spesso per propria imperizia, ma quasi sempre per responsabilità di qualche automobilista che ha urtato un motociclista, facendo una manovra imprevista o impervia.
Quando un motociclista cade è sempre lui a soccombere, tutte le protezioni alle articolazioni, ai gomiti o alle ginocchia, possono poco con un urto violento con l’asfalto. Il casco protegge poco la testa, o per nulla, durante un impatto violento a terra se è non è ben allacciato. Il casco indossato e allacciato a dovere, si rompe in mille pezzi, ma difenda la testa di chi lo indossa.
Ecco perché sono da censurare sempre, oltre che da multare, tutti quelli che non indossano il casco, che lo tengono allacciato male o portato in bella vista intorno a un braccio.
Con un impatto violento a terra, se il casco non è allacciato con l’urto sul terreno, schizzerà lontano, mentre la testa avrà danni irreparabili. Un impatto della testa con il terreno, a una velocità di 50 km orari, senza casco è una eventualità da non dobbiamo nemmeno considerare.
L’uso non è solo obbligatorio per convenzione e per una legge, è necessario per la incolumità di chiunque usi una moto o una bici. Il casco salva la vita, soprattutto quelli integrali e protettivi.
Sono tantissime le testimonianze di motociclisti che sono stati vittima d’incidenti stradali per le pessime condizioni della strada, molto spesso per propria imperizia, ma quasi sempre per responsabilità di qualche automobilista che ha urtato un motociclista, facendo una manovra imprevista o impervia.
Quando un motociclista cade è sempre lui a soccombere, tutte le protezioni alle articolazioni, ai gomiti o alle ginocchia, possono poco con un urto violento con l’asfalto. Il casco protegge poco la testa, o per nulla, durante un impatto violento a terra se è non è ben allacciato. Il casco indossato e allacciato a dovere, si rompe in mille pezzi, ma difenda la testa di chi lo indossa.
Ecco perché sono da censurare sempre, oltre che da multare, tutti quelli che non indossano il casco, che lo tengono allacciato male o portato in bella vista intorno a un braccio.
Con un impatto violento a terra, se il casco non è allacciato con l’urto sul terreno, schizzerà lontano, mentre la testa avrà danni irreparabili. Un impatto della testa con il terreno, a una velocità di 50 km orari, senza casco è una eventualità da non dobbiamo nemmeno considerare.
Avete presente l’impatto di un cocomero a terra? Amplificatelo e acceleratelo a una velocità di cinquanta volte superiore e immaginate le conseguenze.
Perché allora non si indossano i caschi, per moda? Forse qualcuno sovrastima le proprie doti motociclistiche e arriva a pensare che gli altri sono degli incapaci e quello che accaduto a un altro non possa mai capitare a se stessi. Dimenticando una variabile: sulle strade viaggia chiunque, un motociclista cade anche per la responsabilità e l’incapacità altrui e in quel caso la testa non “fa sconti”.